Prima di mettere a dimora le piantine di olivo e dopo aver scelto il luogo dove si dovrà procedere all’impianto si devono eseguire le seguenti operazioni:

  • Livellamento e, se necessario, spietramento;

  • Lavorazione profonda del terreno con aratro ripuntatore per dissodare il terreno in profondità;

  • Continuare poi con una concimazione a base di letame e una fosfo-potassica;

  • Messa in opera di una rete di scolo;

  • Tracciamenti dei sesti e messa dei tutori per le future piantine;

  • Eventuale potatura di trapianto delle piantine.

L’olivo si avvantaggia di una buona preparazione di base del terreno soprattutto durante i primi anni. Un impianto eseguito a regola d’arte riesce a far esplicare al meglio le potenzialità di sviluppo delle giovani piantine, che vegetano senza alcun problema entrando presto in produzione.

Nella preparazione del terreno si deve tenere conto della natura fisica del terreno, del suo profilo, delle condizioni generali. Uno delle prime cose da tenere in considerazione al momento dell’impianto di un oliveto è la presenza di umidità. Qualsiasi ristagno idrico infatti provoca danni alle piante che non riescono a vegetare e nei casi più gravi arrivano a morire. Prima di tutto quindi fare in modo di evitare la presenza di ristagni o di eccessiva umidità a livello radicale: in questo caso bisogna impostare una rete di drenaggio e successivamente livellare il terreno.

Bisogna stabilire se sia più idoneo eseguire un livellamento totale con completo rivoltamento del terreno, uno scasso a buche oppure una lavorazione profonda senza ribaltamento (rippatura).

Lo scasso è consigliabile in caso di sciolto, senza problemi di scheletro, mentre quando sono presenti pietre oppure il terreno ha uno strato impermeabile in profondità, è meglio adottare la rippatura. Lo scasso a buche è poco consigliabile se non nel caso di poche piante o condizioni particolari. Se si sceglie questa soluzione sarebbe meglio predisporre uno strato di drenaggio a fondo della buca e non eseguire le operazioni quando il terreno è umido per non creare una “vasca” dove la pianta rimanga in condizioni di eccessiva umidità a livello radicale.

Dopo la lavorazione di fondo si può effettuare la concimazione di fondo con organi e/o chimici e quindi procedere con le lavorazioni superficiali che hanno scopo di affinare il terreno e permettere quindi la piantagione.

Normalmente quando si parla di costruzione di un impianto si parla di “sesto d’impianto”.

Il sesto d’impianto dell’olivo è legato a numerosi fattori che debbono essere attentamente valutati: capacità di crescita dell’olivo nelle condizioni di impianto oliveto, varietà, forma di allevamento, scelta e tipologia delle macchine da utilizzare.

Mettere a dimora le piante di olivo a distanza minore vuol dire limitarne lo spazio a disposizione per la crescita.

Numero di piante collocabili in un ettaro in base al sesto d’impianto oliveto:

  • Distanza: mt 4 x 4 – nr piante 625
  • Distanza: mt 4 x 5 – nr piante 500
  • Distanza: mt 5 x 5 – nr piante 400
  • Distanza: mt 5 x 6 – nr piante 333
  • Distanza: mt 6 x 6 – nr piante 278
  • Distanza: mt 6 x 7 – nr piante 238
  • Distanza: mt 7 x 7 – nr piante 204
  • Distanza: mt 7 x 8 – nr piante 178
  • Distanza: mt 8 x 8 – nr piante 156

L’ olivicoltura tradizionale, ancora oggi diffuso tra i metodi di coltivazione delle piante di olivo, presenta alcune caratteristiche distintive:

  • Bassa densità d’impianto con meno di 200 alberi per ettaro;
  • Suolo spesso irregolare, prevalentemente collinare;
  • Alta produttività per albero ma bassa produttività per ettaro;
  • Bassa meccanizzazione e conseguenti costi elevati di produzione.

Un oliveto tradizionale, inoltre, spesso si sviluppa su superfici contenute e la raccolta e la gestione resta per lo più manuale, seppur con qualche aiuto da parte delle nuove tecnologie.

A partire dagli anni Sessanta, per competere con gli altri produttori mondiali, si è assistito all’affermarsi della coltivazione intensiva dell’olio che assicura una resa maggiore e una più innovativa meccanizzazione. Di seguito i fattori che caratterizzano un oliveto ad alta densità:

  • Densità di impianto con 250/400 piante di olivo per ettaro;
  • Sesti regolari, solitamente di forma rettangolare;
  • Impianti di irrigazione e raccolta meccanizzate delle olive dall’ albero;
  • Alta produttività di olio extravergine di oliva per ettaro.

La coltivazione intensiva dell’olio assicura quindi una remuneratività economica maggiore rispetto all’ olivicoltura tradizionale e una resa migliore, anche se la potatura viene ancora eseguita manualmente e il raccolto meccanizzato si limita alla pianta singola.

Sul modello spagnolo, anche in Italia, hanno cominciato ad affermarsi gli impianti di oliveto superintensivi, facendo ulteriori passi in avanti rispetto alla coltivazione dell’olivo in termini di resa, risparmio dei costi ed efficienza. Le differenze tra oliveto tradizionale e superintensivo sono notevoli ed ecco quali sono le principali caratteristiche di un oliveto ad alta densità:

  • Alta densità d’ impianto, tra 600 e 1600 piante di olivo per ettaro;
  • Ridotte dimensioni delle chiome e sistemazione a filari paralleli;
  • Impiago di macchine potatrice e raccoglitrici che agiscono non sul singolo albero ma sulla parete produttiva;
  • Precocissima entrata in produzione e altissima resa.

L’ olivicoltura superintensiva si configura quindi come un metodo vantaggioso dal punto di vista economico ma che non compromette l’eccellente qualità del prodotto finale, anzi è stato ampiamente dimostrato che l’olivicoltura ad alta densità esalta la qualità degli oli.

impianto intensivo Impianto in fase di realizzazione di Oliveti d’Italia S. cons. p.A. – Andria (BT) con pali e filo Metallurgica Irpina Spa
Sesto d'impianto mt 160x400
Pali di testata h 220cm pz 50
Pali intermadi h200cm pz 160
Tutori h120cm pz 1500
Piantine pz 1600
Filo diam. 2,20mm Kg 75
Tubo per irrigazione
TOTALE INVESTIMENTO: 8000,00 a ettaro

Caratteristica fondamentale da tener presente è la precoce messa in produzione dell’impianto, che si realizza al 100% al terzo anno.

Oliveto realizzato da Oliveti d’Italia S. cons. p.A. – Andria (BT)

Una volta inquadrato il sesto di impianto che si vuole realizzare bisogna effettuare un’altra importante scelta legata ai materiali da utilizzare per costituire l’oliveto.

La Metallurgica Irpina Spa produce pali e filo per oliveti (pali di testata, pali intermedi con asole interne, tutori, pali tondi e triangolari); ha sede operativa e siti produttivi ad Ariano Irpino e Sturno, in provincia di Avellino.

Dopo anni di esperienza, la Metallurgica Irpina Spa ha perfezionato ed ampliato la sua produzione, ponendosi sul mercato italiano come uno dei più grandi produttori di pali in acciaio per oliveti e ad oggi produce una gamma completa per soddisfare tutte le richieste del settore.

Palo di Testata 50x45mm
CODICE Spess PESO
mm Kg/mtl
AG0003 Prezincato 2,50 2,800
AG0002 Cort-ten 2,50 2,550
AG0001 Zincato a caldo 2,70 2,800
Palo di Testata 52x35mm
CODICE Spess PESO
mm Kg/mtl
AG0080 Prezincato 1,50 1,30
AG0079 Cort-ten 1,50 1,30
AG0078 Zincato a caldo 1,65 1,40
Tutore zincato/preverniciato da 14mm
CODICE SPESS.
mm
AG0153 0,50
AG0154 0,60
Palo triangolare Piccolo da 35 mm
CODICE SPESS. PESO
mm
AG0249 0,50 0,48
AG0250 0,60 0,58
Palo tondo Piccolo da 30 mm
CODICE SPESS. PESO
mm
AG0272 0,50 0,43
AG0273 0,60 0,52
AG0274 0,70 0,61
AG0275 0,80 0,70
Eurowire ® Standard
CODICE N. DIAMETRO mm LUNGHEZZA m (50kg bobina) RIVESTIMENTO Zn RESISTENZA TRAZIONE N/mm2 CARICO DI ROTTURA KG ALLUNGAMENTO %
g/m2
AG0420 12 1,80 2500 30/50 400/550 120 20
AG0421 13 2,00 2000 30/50 400/550 155 20
AG0422 14 2,20 1650 30/50 400/550 190 20
AG0423 15 2,50 1300 30/50 400/550 245 20
AG0424 16 2,70 1100 30/50 400/550 290 20
AG0425 17 3,00 900 30/50 400/550 350 20
AG0426 18 3,50 700 30/50 400/550 450 20
AG0427 20 4,50 400 30/50 400/550 700 20
AG0428 21 5,00 350 30/50 400/550 900 20
AG0429 22 5,50 300 30/50 400/550 1100 20
AG0430 24 6,50 200 30/50 400/550 1500 20
Bekaert SUPER
CODICE PRODOTTO PESO ROTOLI kg lUNGHEZZA PER ROTOLO RESISTENZA N/mm2 DIAMETRO mm ALLUNGAMENTO % CARICO ROTTURA MEDIO kg
AG0431 SUPER 25 ± 1600 1100/1300 1,60 4 240
AG0432 SUPER 25 ±1250 1100/1300 1,80 4 300
AG0433 SUPER 25 ± 1000 1100/1300 2,00 4 380
AG0434 SUPER 25 ± 825 1100/1300 2,20 4 460
AG0435 SUPER 25 ± 650 1100/1300 2,50 4 590
AG0436 SUPER 25 ± 420 1100/1300 3,10 4 900

Nella fase di costruzione dell’impianto è fondamentale la scelta della tipologia di tutore e pali da adottare, in quanto è estremamente importante che la pianta di olivo nella crescita acquisisca la giusta postura: una pianta ottimamente allivellata risulta semplice da gestire nel tempo, sia nelle fasi della coltura che della raccolta.

Il tutore da diam. Mm 14, o eventualmente, il palo triangolare da diam. Mm 35, o il palo tondo da 30 mm, permettono alla pianta di olivo di ancorarsi ed essere guidata nella crescita. Il palo tutore in acciaio prezincato è il fondamentale sostegno della pianta per un corretto sviluppo verticale, ha una elevata resistenza meccanica e quindi riesce ad offrire alle piante una maggiore protezione agli urti.

Le caratteristiche principali del tutore in acciaio prezincato sono: maggiore capacità di carico, maggior aderenza, maggiore tensione, 30% in meno di deformazione, minor peso e maggiore facilità nel trasporto, oltre all’assenza di ruggine.

Non di minore importanza sono i pali di testata da mm 50x45 e i pali intermedi con asole interne da mm 52x35, con i fili, che formano la struttura dell’impianto e permettono l’ottima sistemazione dei filari.

I pali in acciaio prezincati garantiscono un buon grado di resistenza alla corrosione, grazie ad uno strato di zincatura di 275/m2 che, reagendo con agenti atmosferici, forma un film inerente di ossido bianco. Lo scopo del rivestimento è quello di offrire al metallo di base un’edeguata protezione contro la corrosione dovuta, per la maggiore, agli agenti atmosferici.

Il palo prezincato deriva da laminati piani di acciaio sui quali viene deposto un rivestimento metallico tramite procedimento di zincatura in continuo per immersione che consiste nel far passare il nastro di acciaio all’interno di una vasca che contiene un bagno con la lega metallica fusa, come zinco e zinco-magnesio.

Nello specifico la lega metallica sacrificale che costituisce il rivestimento, protegge l’acciaio dagli agenti corrosivi.

La base d’acciaio è conforme alla qualità DX51D della norma EN10346 con caratteristiche meccaniche di rottura pari a max 500N/mm2 ed allungamenti minimi del 22%.

Il filo Eurowire Standard è un filo classico avente rivestimento in zincatura a caldo con resistenza di 400/500 N/mm2 ed allungamento del 20%. La proprietà del ferro zincato, è quella di essere resistente agli agenti atmosferici, che rendono spesso il ferro nudo sotto attacco da ossidazione.

Lo zinco essendo un materiale inattaccabile dalle ossidazioni è un’ottima copertura per le strutture ferrose; la resistenza alla corrosione sarà tanto maggiore quanto lo spessore della zincatura.

Il filo Bekaert tipologia Super migliora considerevolmente la resistenza alla corrosione, e costituisce una soluzione tecnologica ed universale. Il rivestimento è composto di una struttura ZnAl estremamente omogenea e duttile e resiste anche a forti deformazioni. La microstruttura molto più fine garantisce una eccellente aderenza al materiale di base rendendo il prodotto uniforme e costante. La superficie liscia del rivestimento rimane pulita e non attrae né polvere né muffa.

Proprietà di allungamento minimizzate.

Produzione di pali con asole interne da 52 x 35 mm prezincati – Metallurgica Irpina Spa Produzione di pali tutori triangolari da mm 35 prezincati – Metallurgica Irpina Spa Produzione di pali tutori da 14 mm – Metallurgica Irpina Spa Impianto realizzato con tutori zincati da diam mm 14 - Metallurgica Irpina Spa Filo Bezinal 2000 Bekaert tipologia Super - Metallurgica Irpina Spa

Per evitare il rischio di gelate primaverili il periodo ideale va dagli ultimi giorni di aprile in poi, evitando i mesi di luglio e agosto, perché le alte temperature influiscono negativamente sulle piantine giovani. Nelle parcelle non irrigue è consigliabile l’impianto a settembre-ottobre: questo accorgimento permetterà di approfittare delle piogge autunnali, favorendo l’attecchimento della pianta in una stagione nella quale le esigenze idriche sono minori, date le temperature più miti.

Per garantire una buona produzione si deve attuare un’ottima potatura di produzione tenendo conto di poche ma fondamentali regole:

  • Manutenzione di un giusto equilibrio tra vegetazione e fruttificazione;
  • L’olio produce su rametti dell’anno lunghi da 25 a 50 cm;
  • Una produzione eccessiva durante un anno determina un esaurimento delle sostanze nutritive a disposizione della pianta, favorendo l’alternanza di produzione.

Per le olive non esiste un’epoca di raccolta ben precisa. Le olive si dividono, a seconda della maturazione dei frutti in: a maturazione scalare, a maturazione contemporanea.

Inoltre a differenza della loro precocità si suddividono in: precoci (Leccino, Rosciola e Moraiolo), medio-precoci (Cardoncella) e tardive (Frantonio).

Per le olive da olio si decide di effettuarla (solitamente dalla metà di Ottobre a tutto il mese di Dicembre) quando i frutti sono giunti a maturazione: il che si deduce dall’invaiatura del esocarpo; nelle olive da tavola la brucatura si può attuare sia prima che dopo l’invaiatura (a seconda delle lavorazioni che dovranno subire).

La raccolta delle olive si può effettuare sia manualmente sia meccanicamente.

Tenuto conto del fatto che la resistenza al freddo dei tessuti dell’ olivo è inversamente proporzionale al loro contenuto in acqua libera, è facile capire quanto può essere importante indurre uno stress idrico adeguato prima dell’ arrivo della stagione fredda. La quantità di acqua somministrata settimanalmente dovrebbe essere notevolmente ridotta a partire dal mese di settembre, in modo che lo stress idrico, unitamente al diminuire delle ore di luce e ai primi freddi autunnali, costituisca uno stimolo all’ indurimento dei tessuti della pianta stessa.

Può un organismo grande qualche centesimo di millimetro destabilizzare non solo un intero paese, ma anche le fondamenta della sua cultura? Sembra che il batterio Xylella fastidiosa ci riesca benissimo, suo malgrado. Da quando ne è stata accertata la presenza sulla costa ionica salentina nel 2013, questo microrganismo riesce a scuotere gli animi forse più di qualunque altra specie alloctona – cioè specie non originarie di una certa zona, e ce ne sono migliaia – nel nostro Paese.

Sono 1.004 le istanze provenienti da aziende agricole localizzate nella zona infetta partecipanti al bando pubblico relativo alla Sottomisura 5.2 del Psr Puglia 2014-2020 che finanzia la ricostituzione del patrimonio olivicolo danneggiato in quella zona dal batterio Xylella fastidiosa. Come per le altre misure del Psr Puglia, anche l’avviso pubblico della Sottomisura 5.2 ha riscosso un’attenzione ben superiore rispetto alle aspettative, ben 50 milioni di euro di richiesta totale.

Il bando, diretto a favorire soprattutto i territori da più tempo colpiti dalla batteriosi, ha inteso privilegiare le aziende più piccole e quelle che più contano sull’olivicoltura per il proprio reddito. I richiedenti possono essere ammessi a un contributo che oscilla tra 7.000 e 15.000 €/ha – in funzione della densità di impianto dell’oliveto – per sostituire le piante danneggiate con altre di varietà di olivo riconosciute resistenti al batterio.

Le istanze raccolte provengono per oltre l’80% dalle aziende che da più tempo stanno subendo i danni dalla batteriosi, essendo collocate nei territori delimitati come infetti già a gennaio 2015. Il contributo medio richiesto dalle aziende è stato di 49.000 euro ma con una grande variabilità interna. Si passa, infatti, da una richiesta minima di 2.000 euro a una massima di 160.000 euro con una grande maggioranza, però, di aziende con superfici olivetate danneggiate di ridotte dimensioni (due o tre ettari al massimo).

Al di là dei dati, è evidente l’attenzione riscontrata da una misura che rappresenta la chiusura del cerchio sul lavoro fatto in questi anni per poter offrire un’opportunità concreta per quanti vogliono continuare a mantenere viva l’olivicoltura del Salento sostituendo le piante malate con olivi resistenti alla Xylella. È altrettanto palese che la dimensione della batteriosi richiede che questa misura possa intercettare ulteriori finanziamenti per soddisfare le aspettative degli agricoltori danneggiati.

Effettuare le scelte giuste nella preparazione del terreno, nella scelta del tipo di olivo da piantare, del sesto di impianto da realizzare, nell’ adozione dei pali, filo e accessori per la realizzazione dell’impianto, adottare le giuste tecniche di coltura, raccolta e irrigazione permettono di massimizzare i risultati di produzione valorizzando ulteriormente un prodotto di eccellenza, quale l’olio extravergine di oliva.

Impianto realizzato da Oliveti d’Italia S. cons. p.A. – Andria (BT) con pali e filo Metallurgica Irpina Spa Impianto realizzato da Oliveti d’Italia S. cons. p.A. – Andria (BT) con pali e filo Metallurgica Irpina Spa Impianto realizzato da Oliveti d’Italia S. cons. p.A. – Andria (BT) con pali e filo Metallurgica Irpina Spa

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83031 Ariano Irpino ( Avellino / Italy ) Mail: metallurgica@irpina.com




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